Perché questo blog?

Questo blog è un tentativo di creare uno spazio per chi ha la passione per la scrittura e desidera un confronto da pari a pari. Io non insegno nulla, condivido la mia esperienza personale. Non sono una professionista del settore editoriale. Non vendo e-book per imparare a scrivere. Non ho contatti con agenzie letterarie, né con editori. Mi piace parlare di contenuti nel modo più semplice e colloquiale possibile. Mi piacerebbe che chi legge ciò che scrivo, lasci la pagina con un'impressione positiva; magari non avrà trovato ciò che cerca, ma non avrà perso tempo tra "bla bla bla" inutili.

sabato 7 marzo 2015

Linguaggio bambino

La voce nascosta degli oggetti

Da quando, bambina, lessi la favola del soldatino di stagno di Hans Christian Andersen, ho sempre pensato che gli oggetti abbiano una voce che noi non sappiamo percepire e decifrare. Se un oggetto si perde da qualche parte, sono convinta che gridi nel suo muto linguaggio per farsi ritrovare, come faceva il soldatino di stagno, perduto dal bambino ricco. Ed è per questo motivo che cerco gli oggetti perduti con celato struggimento, ripensando a quel povero, reietto e dignitoso soldatino con una gamba sola e mi dolgo di non sapere comprendere la voce nascosta degli oggetti. E quando ritrovo l'oggetto, lo saluto soddisfatta non solo di averlo rintracciato, ma anche aver colto quel sottile flebile messaggio che lui mi aveva certamente inviato.
Sono un po' strana, lo so!


Linguaggi

Però sono sicura che potremmo vivere meglio se fossimo capaci di volare con la fantasia nel mondo degli oggetti che ci circondano, se fossimo in grado di percepire la loro intima presenza non solo di strumenti inanimati, ma di oggetti che hanno una loro dignità.
Quante volte abbiamo visto gli oggetti vivere una vita propria nel silenzio della casa, quando gli umani scompaiono dalla scena! Ogni fiaba ce ne riporta un esempio, ma noi siamo troppo razionali per cogliere il lato bambino del mondo e non crediamo alle favole. Anzi le abbiamo quasi bandite, relegandole in un passato pretecnologico che ormai non ci appartiene più. Cresciamo i nostri figli con il tablet negli anni della prima infanzia, convinti ormai che sia meglio una serie tv di un libro di favole. La serie tv si guarda da soli sul divano, mentre il libro crea un rapporto che porta lettore e ascoltatore lontano, in un mondo fatto di sogni. In democrazia non esistono più principesse, re e cavalieri, eroi e paladini. Ma il mondo dei racconti che ha popolato milioni di ore serali, può essere ancora il volano della creatività affettuosa che sa dire "buona nanna!".

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