La voce nascosta degli oggetti
Da
quando, bambina, lessi la favola del soldatino di stagno di Hans
Christian Andersen, ho sempre pensato che gli oggetti abbiano una voce
che noi non sappiamo percepire e decifrare. Se un oggetto si perde da
qualche parte, sono convinta che gridi nel suo muto linguaggio per farsi
ritrovare, come faceva il soldatino di stagno, perduto dal bambino
ricco. Ed è per questo motivo che cerco gli oggetti perduti con celato
struggimento, ripensando a quel povero, reietto e dignitoso soldatino
con una gamba sola e mi dolgo di non sapere comprendere la voce nascosta
degli oggetti. E quando ritrovo l'oggetto, lo saluto soddisfatta non
solo di averlo rintracciato, ma anche aver colto quel sottile flebile
messaggio che lui mi aveva certamente inviato.
Sono un po' strana, lo so!
Sono un po' strana, lo so!
Linguaggi
Però sono sicura che
potremmo vivere meglio se fossimo capaci di volare con la fantasia nel
mondo degli oggetti che ci circondano, se fossimo in grado di percepire
la loro intima presenza non solo di strumenti inanimati, ma di oggetti
che hanno una loro dignità.
Quante
volte abbiamo visto gli oggetti vivere una vita propria nel silenzio
della casa, quando gli umani scompaiono dalla scena! Ogni fiaba ce ne
riporta un esempio, ma noi siamo troppo razionali per cogliere il lato
bambino del mondo e non crediamo alle favole. Anzi le abbiamo quasi
bandite, relegandole in un passato pretecnologico che ormai non ci
appartiene più. Cresciamo i nostri figli con il tablet negli anni della
prima infanzia, convinti ormai che sia meglio una serie tv di un libro
di favole. La serie tv si guarda da soli sul divano, mentre il libro
crea un rapporto che porta lettore e ascoltatore lontano, in un mondo
fatto di sogni. In democrazia non esistono più principesse, re e
cavalieri, eroi e paladini. Ma il mondo dei racconti che ha popolato
milioni di ore serali, può essere ancora il volano della creatività
affettuosa che sa dire "buona nanna!".
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