Perché questo blog?

Questo blog è un tentativo di creare uno spazio per chi ha la passione per la scrittura e desidera un confronto da pari a pari. Io non insegno nulla, condivido la mia esperienza personale. Non sono una professionista del settore editoriale. Non vendo e-book per imparare a scrivere. Non ho contatti con agenzie letterarie, né con editori. Mi piace parlare di contenuti nel modo più semplice e colloquiale possibile. Mi piacerebbe che chi legge ciò che scrivo, lasci la pagina con un'impressione positiva; magari non avrà trovato ciò che cerca, ma non avrà perso tempo tra "bla bla bla" inutili.

venerdì 5 dicembre 2014

La raccolta delle idee

raccolta delle idee La raccolta delle idee è il primo passo, un blocco di appunti su cui prendere nota di ciò che viene in mente uno strumento efficace e indispensabile. Voglio scrivere un libro. Che voglio raccontare? La storia di chi? Scrivere su carta offre più risultati di quanto non faccia la videoscrittura, perché si possono fare richiami e rimandi, asterischi e freccine: la pagina vive e condivide il percorso mentale, accompagna nel corso della giornata. Almeno per me che non sono molto abituata agli strumenti digitali e mi accorgo di vedere gli errori meglio sulla carta che a video. Dopo giorni sarà piena di cancellature e croci tirate nervosamente, a volte finirà diretta nel riciclo della carta. Sono tenace, a volte molto testarda. Se la raccolta delle idee diventa un percorso che a volte odio, facendomi pensare che sono proprio una povera illusa a perder tempo in simili idiozie, va bene ugualmente, pazienza!

Mi obbligo a non avere fretta; lascio, a denti stretti e con una serie infinita di GRRRR!, che il momento difficile scorra via, ma ammetto che serve poco agitarsi e cerco di prendermi poco sul serio. In questo faccio molta fatica, perché non ho ancora imparato a prendermi in giro: all'età che ho penso non imparerò piu. La raccolta delle idee è paragonabile a un sentiero di montagna, a tratti piacevole e a tratti faticoso. A volte un'idea che la sera mi è parsa grandiosa, l'indomani mi apparirà banale e assurda; tuttavia ne resterà traccia sui miei appunti e mi sarà utile, qualora, rivedendo il materiale, fossi portata a darle ancora credito (per rivederla, s'intende!). Un consiglio pratico che mi permetto di suggerire è quello di lasciare un certo spazio tra un appunto e l'altro, per evitare di ottenere uno zibaldone illeggibile anche per chi lo ha scritto. Ognuno può usare il foglio nel modo migliore in cui riesce a ripercorrere il proprio pensiero. Leggo e rileggo i miei appunti, lasciando libera l'immaginazione. Occorrono giorni. A poco a poco emerge l'abbozzo di una struttura. A quel punto accantono il lavoro e non ci penso più per qualche giorno. Quando torno sul testo, provo a diventare una critica costruttiva, iniziando a pormi domande che mi aiuteranno a vagliare l'iniziale raccolta delle idee.

Questo rappresenta il momento più delicato: valutare se la struttura ideativa regge e si presenta equilibrata. Mi occorre tempo e devo obbligarmi a prenderne quanto serve, per affrontare le criticità. La prima bozza della mia raccolta delle idee è sempre immatura e va rafforzata: rappresenterà il filo conduttore del mio racconto e per questo è importante non cadere nella trappola della fretta, credendo che quattro o cinque idee buttate lì possano costituire un punto di partenza sufficiente per iniziare la stesura. Attenzione, si rischia di impantanarsi. Certo questi appunti rimangono un appoggio e non una struttura chiusa sulla quale non poter continuare a lavorare in seguito, ma è fondamentale che risultino avere senso e spessore.
Ecco le mie domande.
  • La mia storia ha un senso logico? E' contestualizzata nel tempo e nello spazio? Esiste dinamismo oppure la storia risulta piatta, insulsa? Se ci sono paludi e inutilità, si cambia strada, ma questo tipo di domanda accompagna tutta la raccolta delle idee e difficilmente si ha in mano un testo da gettare nel cestino completamente. Insomma la domanda che sto facendo è implicita fin dall'inizio del lavoro.
  • Ci sono labirinti in cui mi sono perduta? Capita e allora non esito a tagliare i rami secchi e a rimettere mano agli appunti.
  • I miei personaggi sono credibili e ne ho delineato bene la personalità? Quanti personaggi si sono affacciati alla mia mente? Troppi, pochi?  Guardando le prospettive di ogni personaggio importante, la traccia regge oppure no? Provo a ripercorrere la traccia da ogni punto di vista. Cerco di vedere con l'immaginazione i miei personaggi, costruendoli come un mosaico. Riuscirò a scrivere di loro?
  • Ho tra le mani la traccia di una storia. Mi piacerebbe leggerla? La mia risposta è spesso diversa e sono frequenti gli accidenti che mi mando. Purtroppo mi accade di dedicare a queste attività momenti di minore brillantezza mentale, nei quali finisco immancabilmente per essere meno accurata e decisamente banale. Insomma una schifezza. Non c'è peggiore soluzione di quella di voler ottenere a tutti i costi un risultato.

5 commenti:

  1. Anch'io scrivo a penna e prendo gli appunti su simpatici quadernetti, come in uno zibaldone. Meno male che c'è chi non rinuncia ai vecchi metodi per far crescere le idee. Auguri per la prosa.

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    1. Ciao! Grazie per la condivisione! Vedo che utilizziamo gli stessi metodi di lavoro e me ne rallegro molto. Io sono convinta che scrivere sulla carta permetta di ragionare di più e meglio.L'idea del quadernetto, per giunta simpatico, è molto carina. Io uso un'agenda bancaria di un anno passato, una scelta decisamente molto più banale e piuttosto sciatta. Auguri a te per il Suo zibaldone! Sarei onorata se tornassi a parlare con me.

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    2. Opps! Mi accorgo ora di aver commesso l'errore di averti dato inizialmente del Lei e di aver cambiato in corso d'opera senza rileggere con attenzione. Volevo dire: Auguri a te per il tuo zibaldone! E grazie del ritorno qui!

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  2. Di vecchie agende bancarie ne ho pieno un cassetto, proprio perché funzionali ad altro sono adatte a una stesura non accurata delle idee. La carta bella si sporca a fatica, invece quel tipo di quaderno lo puoi anche maltrattare. Psicologicamente sono una liberazione, non devi combattere con il concetto di mettere le parole in bella copia. Poi fare scarabocchi, frecce, stelline, scrivere frasi solo a te comprensibili. Credo sia un'ottima idea la tua. Se ti servono agende nuove anche se vecchie, non hai che da domandare. Purtroppo con la crisi le banche oggi non regalano più nulla, neppure le agende, e questo per gli scrittori è un guaio.

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    1. Allora con tante agende non avrai problemi di scelta! E grazie dell'offerta. Se rimanessi priva di carta, ti domanderò aiuto. Già le agende sono diventate un oggetto raro e le banche le riservano ai clienti più quotati. Ma gli scrittori rimediano sempre: va bene anche un quaderno, bruttino però, perché altrimenti mi piange il cuore a sciuparlo. Il quadernino carino è una cosa preziosa e da tenere con cura: merita la versione definitiva, o almeno presunta tale. Giustissimo, come dici tu, il concetto dello scrivere liberamente senza la costrizione della bella copia. Le idee scritte sono soltanto concetti da sviluppare: una sorta di sassolini di Pollicino per non perdersi nel labirinto dell'immaginazione. Ciò che si sviluppa ha bisogno di spazio e di riflessione, di un ritorno e di un controllo costante. In questo caso di continue domande su cosa si sta facendo, per non deragliare e non percorrere strade banali.

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